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Come cambiano i social

Come cambiano i social

Come cambiano i social

Facebook e Instagram migliorano nel tempo?

Come cambiano i social.
Mi sono trovata dentro a questa riflessione per diversi motivi: per lavoro, per passione, per motivi personali, per come utilizzo i social, per quello che vedo e leggo, e potrei andare avanti…

Per tutta questa serie di questioni nei giorni scorsi ho aperto un sondaggio, per capire cosa ne pensi tu.
Ti ho chiesto se secondo te nel tempo i social (Facebook e Instagram) sono migliorati o peggiorati, cosa cerchi quando li sfogli, se la pandemia li ha resi migliori o peggiori, e quale preferisci tra i due.

Come cambiano i social, il sondaggio

Utilizzi i social a livello personale per… scoprire prodotti, aziende, luoghi, ricette, ecc…
Questa è stata la risposta che ha avuto maggiori tap.
Le alternative erano tra momenti di vita personale propri e di altri, notizie e informazioni di attualità e altro.

I social sono peggiorati o migliorati nel tempo?
Peggiorati.

La pandemia li ha resi migliori o peggiori?
Peggiori.

Preferisci Instagram o Facebook?
Instagram.

Dalle risposte ricevute il trend è quello di pensare che i social negli anni abbiano subito un peggioramento, che la pandemia non li abbia aiutati e che Instagram sia il preferito tra i due. Ma i social siamo noi, rappresentano una grande fetta della società.
Allora forse la colpa di questo sentito peggioramento è anche un po’ nostra?

Considerazioni sull’utilizzo di Facebook e Instagram

Non ti nego che quando ho visto i risultati un po’ mi ci sono trovata, e allora ho cercato di analizzare la situazione, di provare a capire le ragioni di questo peggioramento e soprattutto a cosa possiamo fare per cambiare la direzione.

Per prima cosa a me piace differenziare Facebook da Instagram, e poi differenziare anche il tipo di utilizzo, da quello personale a quello dei brand.
Ecco il mio punto di vista e le mie considerazioni.

Facebook vs Instagram

Facebook è il primo nato, o almeno quello che ha avuto più successo temporale, e all’inizio c’è stata una corsa al cercare di avere più amicizie possibili, una auto-dimostrazione del proprio valore nella società.
Scommetto che per la maggior parte le amicizie che hai sono persone che conosci da molto tempo e soprattutto conoscenti che abitano nei tuoi stessi luoghi. Persone dalle quali ti è arrivata la richiesta di amicizia e, anche se non la ritenevi una persona di valore o non la conoscevi a fondo, ti sembrava brutto rifiutare.

Facebook nei primi tempi era il social nel quale si poteva esprimere il proprio pensiero “a cosa stai pensando”. Un pensiero proprio, non di altri.
Si apriva la bacheca e si scrivevano pensieri più o meno profondi, una sorta di diario, di valvola di sfogo anche, ma un modo per condividere le nostre emozioni e trovare negli altri approvazione, comprensione, confronto e sostegno.
Poi qualcosa è cambiato, le notizie di attualità e di informazione, hanno preso sempre più il sopravvento.
Più passava il tempo, più si condivideva ciò che appariva in bacheca, e meno si scriveva.

Oggi come oggi, se guardo Facebook a livello personale, delle conoscenze che ho sono pochissime quelle che scrivono di loro pugno un pensiero. La maggior parte delle persone condividono notizie.
Beh… è una bella cosa anche condividere notizie, no? No.
O meglio lo sarebbe se non si trattasse solo di fare click su “condividi”, ma se ci si prendesse il tempo per capire la notizia, verificare la fonte, analizzare i contenuti, capire se sono di valore, se è utile la condivisione, e poi solo a quel punto “click”.
E così si è dato il via a bacheche intasate di contenuti dei quali ne faremmo volentieri a meno: fake news, notizie ripetute, catene di Sant’Antonio, ecc… e tutto questo ha portato a sua volta ad un peggioramento del linguaggio con commenti negativi, maleducati, schieramenti e divisioni.

Ecco che allora alla domanda:
Per quale motivo secondo te la sensazione è che Facebook negli anni sia peggiorato?
La mia risposta è: perché si è persa per strada l’essenza. Si sono persi la scrittura, il pensiero, il pensiero critico, la leggerezza, l’empatia, l’umiltà.

L’immagine è quella di una piazza dove una persona urla una frase e tutti a ruota la ripetono, a volte cambiando le parole, a volte stravolgendo il significato, ma senza aver compreso davvero le parole iniziali, senza essersi chiesti “ma sarà vero?”. Non importa, basta gridare ancora più forte.

Instagram invece è nato successivamente e secondo me, eravamo già preparati e lo abbiamo affrontato in un modo diverso. Sarà che è nato con lo scopo di pubblicare fotografie e soprattutto fotografie di qualità.
E poi le amicizie probabilmente sono state più selezionate.
E’ un social nel quale ancora oggi si scrive. Si pubblica una foto e si scrive e quindi si presta molta più attenzione al contenuto che si va a pubblicare.
Non è un social per tutti.
Forse più snob, ma anche più limpido.

Le considerazioni che ho scritto qui sopra riguardano la sfera personale e ci tengo a differenziarla da quella professionale. Perché, a mio avviso, se è vero che negli anni l’utilizzo dei social è peggiorato e la pandemia non li ha aiutati, è anche vero che per quanto riguarda i brand le opportunità sono state e sono moltissime e la qualità in questo caso è sempre in evoluzione.

Le azienda hanno capito che per attirare l’attenzione in un mercato sempre più vasto non bastava pubblicare un’adv, ma dietro doveva esserci qualcosa di più profondo.

I social hanno ampliato il potere dello storytelling (qui trovi un articolo che tratta proprio questo tema), hanno potenziato e amplificato la voce delle aziende dandogli la possibilità di farsi conoscere attraverso la propria anima e la propria identità.
E i brand, le aziende, i liberi professionisti, questa opportunità l’hanno accolta in pieno. Si sono messi in gioco, hanno studiato, si sono affidati a marketing specialist e a social media manager, hanno investito e ancora oggi stanno portando a casa i risultati.

Ecco, per concludere, il mio consiglio, oltre a quello di rivedere le proprie amicizie social (puoi sempre rimanere collegato ma non seguire più le notizie di una persona), è di imparare dai brand: diamo il meglio di noi stessi.

Condividiamo valore.
Scriviamo.
Raccontiamoci.
Facciamo vedere la parte migliore di noi.

A presto!
Cristina

giobottegagrafica
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